Secondo i dati del Registro delle Imprese e dell'INPS, a marzo 2022 ci sono 10.417 aziende che rispondono ai criteri per essere definite sequestrate. Di queste, il 60% (6.251 unità) possono essere classificate come attive. Al termine del mese di marzo 2022, queste aziende impiegavano un totale di 54.734 lavoratori. Tuttavia, per oltre un terzo delle aziende identificate (34,7%), non sono disponibili dati sul numero degli addetti.
Qual è il destino di questi lavoratori? La normativa vigente favorisce un approccio che privilegia la continuità dell'occupazione. Nel caso in cui non sia possibile accedere ai trattamenti previsti per i dipendenti di aziende sequestrate o confiscate, il Ministero del Lavoro può concedere, previa autorizzazione del giudice delegato, un sostegno al reddito simile al trattamento straordinario di integrazione salariale. Questo può durare fino a dodici mesi nel triennio, e include anche il riconoscimento della contribuzione figurativa.
Nel caso di cessazione del rapporto di lavoro per gli anni 2018-2020, prorogato per il triennio 2021-2023, l'INPS concede, su richiesta dell'amministratore giudiziario, un'indennità mensile per quattro mesi. Questa è senza copertura figurativa, e pari alla metà dell'importo massimo mensile della NASPI.
Per garantire la continuità delle attività delle imprese sequestrate e confiscate, la legge prevede che vengano considerati solo gli obblighi contributivi successivi alla data di approvazione del programma di prosecuzione o ripresa dell'attività. La verifica della regolarità contributiva avverrà solo per gli obblighi maturati successivamente a tale data. L'INPS, attraverso il Fondo di Garanzia, interviene a supporto dei lavoratori dipendenti di queste aziende, quando il datore di lavoro è stato sottoposto a misure di prevenzione.
Articolo scritto da Domenico Posca e Stela Gazheli.